Nuove tecnologie per l’accessibilità dei musei

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Il tema dell’accessibilità nei musei oggi è sempre più sentito da istituzioni e operatori del settore.

L’arte rappresenta la massima espressione dell’essere umano, viene spesso presa come modello ideale a cui tendere ed è fondamentale che, anche in merito all’accessibilità, indichi la strada che la società dovrebbe intraprendere: fare in modo che le informazioni, i luoghi e le esperienze comuni siano ugualmente accessibili a tutte le persone, indipendentemente dalle eventuali disabilità fisiche, sensoriali e cognitive.

Diverse sono le iniziative che vedono Musei e Gallerie impegnati nella realizzazione di ricostruzioni tattili, percorsi sensoriali, visite guidate, volte allo scopo di rendere accessibile il proprio patrimonio artistico a qualsiasi tipologia di pubblico.

 

Smartphone e app

Anche le nuove tecnologie negli anni hanno fatto grandi progressi. 

Senza dover scomodare complicati e costosi macchinari, probabilmente in molti ignorano il fatto che una “normale” tecnologia che abbiamo sempre a disposizione nelle nostre tasche, lo smartphone, sia in realtà uno strumento molto efficace per l’accessibilità alle informazioni da parte delle persone con disabilità.

Gli smartphone moderni sono dotati di tecnologie assistive avanzate che li rendono utili in tantissime situazioni della vita quotidiana.

Dispongono, ad esempio, di funzionalità di lettura schermo (screen reader: Voiceover nei sistemi iOS e Talkback nei sistemi Android), di zoom e  “visual accomodations” per ingrandire, migliorare i contrasti e aiutare in generale le persone con disabilità visive.
Per chi ha difficoltà con l’udito sono previsti i filtri audio, per ridurre o amplificare determinate frequenze, livelli diversi, per avere volumi diversi sui due canali, destro e sinistro.

Per altre disabilità, come quelle motorie e cognitive, sono disponibili (gli) assistenti vocali come Siri (iOS) e Google (Android), la possibilità di interagire con il proprio dispositivo senza le mani o addirittura senza parlare, (ma) ad esempio con movimenti della testa e molti altri.

Gli smartphone e le app, semplici, immediate e sempre con noi, sono diventate ormai il primo strumento che utilizziamo per reperire velocemente informazioni.

Quindi proprio le app possono svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare l’accessibilità dei musei e allo stesso tempo essere utili a qualsiasi visitatore per approfondire le opere che sta vedendo indipendentemente dal fatto che abbia o meno disabilità.

Si pensi alle audioguide tradizionali: tipicamente non sono accessibili a persone con disabilità visiva, spesso hanno un’interazione poco immediata (richiedono l’inserimento di codici e quindi la necessità di reperimento degli stessi) e forniscono un insieme di informazioni e approfondimenti piuttosto limitato (solo l’audio registrato). Anche dal punto di vista del museo alcuni problemi si evidenziano nella ordinaria manutenzione delle stesse; devono essere consegnate, ritirate, messe in carica, aggiornate ed eventualmente riparate. Al giorno d’oggi poi, a causa del Coronavirus, si presenta anche l’ulteriore incombenza della sanificazione dei dispositivi e degli auricolari e la gestione della distribuzione degli stessi.

Tutto questo può essere migliorato e superato con l’utilizzo degli smartphone. Il visitatore può trovare tutte le informazioni di cui necessita all’interno dell’app audioguida del museo. Può utilizzare il dispositivo con cui ha già familiarità, il proprio smartphone, che non ha problemi di sanificazione e che, soprattutto in presenza di disabilità, è già stato configurato con tutte le impostazioni e facilitazioni di cui lo stesso visitatore necessità.

All’interno dell’app può trovare approfondimenti di diverso tipo, anche multimediali, quali, ad esempio, testi, audio, immagini e video e può esplorarli per aree tematiche, caratteristiche comuni, ricercarli in modo rapido e visualizzarne la posizione su una mappa, facilitandone così l’individuazione all’interno del museo.

Oltre alla vastità di informazioni che possono essere fornite, sono molto interessanti le nuove forme di interazione che si possono adottare. 

Le opere possono essere suggerite in automatico mentre il visitatore si muove all’interno delle sale del museo. 

Immaginiamoci di poter camminare liberamente nelle sale del Museo e di ricevere una notifica sul telefono quando passiamo vicino ad un’opera “preferita” per la quale avevamo manifestato interesse: a questo punto prenderemo lo smartphone dalla tasca, apriremo l’app e ascoltaremo l’audio descrizione associata. 

Oppure immaginiamo di camminare col telefono in tasca e di utilizzare gli auricolari come “telecomando”: schiacciando il tasto play ci viene detto il titolo dell’opera che abbiamo in quel momento vicino e (di) riprodurremo in automatico l’audio associato. Uno strumento estremamente utile per chi ha disabilità visive, certo, ma che si rivela indispensabile a qualsiasi visitatore. 

Il cambiamento è epocale: la guida è a disposizione nella propria tasca, non è invasiva, richiede una minima interazione e ci suggerisce le informazioni in modo immediato e automatico lasciando la nostra attenzione unicamente rivolta al motivo per cui siamo al museo: le opere. 

Potrebbe sembrare impossibile, e invece…esiste già! 

Prima di tutto ci occorre un sistema di localizzazione per poter individuare la posizione dell’utente.

In questi casi, trovandoci in ambiente interno, si utilizzano sistemi di localizzazione indoor. Non si utilizza quindi il classico GPS che viene utilizzato negli esterni (perché non avrebbe un’accuratezza sufficiente), ma si prediligono tecnologie come il Wi-Fi o il bluetooth

Si possono, ad esempio, utilizzare dei piccoli dispositivi bluetooth chiamati beacon (dimensione di circa 3-4 cm) che possono essere posizionati all’interno del museo. I beacon hanno costo contenuto (massimo 30€ a seconda delle marche), raggio di azione limitato (qualche decina di metri) e sono molto semplici da installare, potendo essere fissati anche con un adesivo rimovibile. Questi dispositivi BLE (low energy bluetooth) emettono un identificativo, che un’app correttamente configurata può rilevare ed utilizzare per conoscere la posizione del visitatore all’interno del museo e risalire ai contenuti presenti nelle sue vicinanze, in modo da proporglieli in automatico. Pensando nello specifico alle persone con disabilità visiva si possono pensare anche a “beacon evoluti” dotati di emettitori sonori che potrebbero essere azionati all’occorrenza dall’app in modo tale da aiutare i non vedenti a individuare più precisamente gli oggetti o le opere in questione (un po’ come avviene con i semafori sonori).

Altri sistemi, molto semplici, ma di immediato recupero delle informazioni, rispetto alla tradizionale digitazione di codici numerici (metodo peraltro non accessibile: una persona non vedente non riesce a conoscere il codice relativo ad un’opera a meno di non essere aiutato), possono essere i qr-code che possono essere inquadrati con la fotocamera dello smartphone o i tag NFC (circuiti molto semplici dal costo ridotto – meno di un euro – che vengono ad esempio utilizzati come antitaccheggio nei negozi), che possono fornire un identificativo nel caso lo smartphone venga appoggiato sopra di essi. Questi identificativi, riconosciuti da un’app, possono permettere di risalire alle informazioni ad essi associati. Nel caso di persone con disabilità visiva possiamo pensare a qr-code ed NFC un po’ come ad una estensione del braille in versione digitale, con la differenza che verranno toccati o inquadrati anziché con le dita con il proprio smartphone. Occorrerà che questi tag (QR-Code o NFC) siano posizionati in modo che sia semplice per l’utente individuarli (definendo una posizione standard, es. sulla maniglia delle porte dei servizi igienici o nell’angolo in basso a destra delle didascalie).

Altre modalità più avanzate ed evolute per l’identificazione immediata delle opere ricorrono all’intelligenza artificiale. Con funzionalità di image recognition, inquadrando con la fotocamera le stanze del museo si possono riconoscere le varie opere, si possono aggiungere informazioni in realtà aumentata. Puntando la fotocamera attorno, come fosse una sorta di radar, si potranno vedere informazioni sovrapposte alle opere, oppure si potrà sentire una vibrazione quando si sta inquadrando un’opera specifica, in questo modo ad esempio un non vedente saprà dove è posizionata un’opera.

Le potenzialità che ci offrono le app in realtà vanno molto oltre: possono differenziare i contenuti a seconda del target che le utilizza, prevedere delle descrizioni più semplici e ludiche per i bambini, avere dei video nella lingue dei segni per le persone con disabilità uditive e così via.

Sono anche estremamente dinamiche, ad esempio si possono rimuovere rapidamente opere al momento non disponibili, chiudere virtualmente alcune sale, aggiungere opere in esposizione temporanea, aggiungere nuove lingue, il tutto con aggiornamenti semplici e automatici che non sarebbero possibili con le audioguide tradizionali.

Infine le app possono raccogliere statistiche anonime in forma aggregata che possono aiutare la direzione a capire meglio i comportamenti, i gusti, le eventuali disabilità dei propri visitatori e di conseguenza organizzare meglio i propri spazi e i servizi offerti.

 

Conclusioni

Va inteso tuttavia che tutto ciò che è stato descritto sono le potenzialità che possono offrire le app ai musei, all’accessibilità dei musei, ai visitatori con disabilità e più in generale a tutti i visitatori. 

Non tutte le app però sono realizzate ed equipaggiate con tutte le funzionalità citate. 

Sta alle software house impegnarsi nel fornire idee, soluzioni, proporre nuove forme di interazione e coinvolgimento.

Sta alle istituzioni cogliere questa grande opportunità per rivoluzionare e modernizzare un settore che tecnologicamente è rimasto per troppo tempo a guardare. 

Questa è una grande occasione per migliorare l’accessibilità, fornire servizi all’avanguardia e risolvere il problema della sanificazione delle audioguide con un solo strumento. E sarebbe ancora più bello e di esempio se da iniziative pensate per pochi – i disabili – si traessero grandi vantaggi per tutti indistintamente: la vera forma di integrazione sociale.

Per conoscere nello specifico esempi concreti e toccare con mano soluzioni già realizzate

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